Un’assemblea di fine mandato in cui i delegati ANQUI hanno fatto il punto sul lavoro svolto dalla Segreteria uscente in questi tre anni e si è discusso dei tanti temi di interesse comune dei Quadri.
A Torino, nella sala convegni Ronchiverdi, il 29 novembre il Segretario Generale uscente, Umberto Damiano – che poi è stato riconfermato all’unanimità alla guida dell’ANQUI, assieme a Graziano Crincoli Presidente, Francesco Calabrese e Modesto Comes come Vice Segretari Nazionali – nel suo intervento consuntivo, ha lanciato l’obiettivo di fare crescere ANQUI sia dal punto di vista degli iscritti sia da quello dei servizi offerti: “Un Sindacato in cui crediamo sempre di più e al quale dare il nostro fattivo contributo per farlo crescere in associati e servizi”.

Che significato ha avuto quest’assemblea per ANQUI?
L’Assemblea è stata un momento di riflessione, una fase di bilancio, su ciò che è stato fatto e su ciò che si intende fare nel futuro prossimo. Un momento fondamentale della vita sindacale: per un giorno si realizza compiutamente quella partecipazione che sta alla base dell’essere sindacato.
Partecipazione, che si coniuga bene con il concetto di associazione.
Per parte mia spero di aver rispettato quanto mi ero impegnato a fare al mio inizio mandato. È stato impegnativo ma sono stato supportato al meglio, da tutti, sia per partecipazione che suggerimenti.

L’Italia soffre della mancanza di un Piano industriale?
Sì, siamo consapevoli che la mancanza di un piano credibile, strutturale, di lungo periodo, faccia perdere competitività all’industria manifatturiera. Sono ormai anni che sentiamo parlare di Alitalia e del costo che sopportano i contribuenti per non perdere la Compagnia di bandiera: sempre sull’orlo del fallimento, con miliardi di euro di perdite accumulatesi nel tempo e coperte dallo Stato, cioè da noi contribuenti. Ma questo non è un caso isolato: in tempi più recenti, solo per citarne alcune, si sono aggiunte altre crisi aziendali, l’ex Ilva, Whirlpool, Embraco, Almaviva e Sorin.
I casi ovviamente più eclatanti sono Alitalia e ex-Ilva, dove sono a rischio decine di migliaia di lavoratori (e relative famiglie). Ma anche Whirlpool, Embraco, Almaviva e la pur piccola Sorin sono interessate da chiusure e ridimensionamento di organico.
Ricordo che al Ministero dello Sviluppo Economico, dove grazie ad AQCF-R siamo da tempo accreditati come soggetto sindacale riconosciuto, ci sono circa 170 casi di aziende in crisi.

Quali sono le conseguenze di questo scenario?
Il risultato di tutto questo è che anche i Quadri ne soffrono: cassa integrazione, demansionamenti, licenziamenti sono solo alcune delle più diffuse problematiche, che causano evidenti effetti depressivi anche nell’indotto. E intere aree industriali diventano cattedrali nel deserto.

Qual è la posizione di ANQUI riguardo a queste complessità?
Riteniamo che sia necessario riposizionare le aziende su fasce di mercato a più alto valore aggiunto.
L’Italia è conosciuta in tutto il mondo come “l’industria del bello”, bisogna puntare su ciò che sappiamo fare come Paese, aumentare le esportazioni e tenere alto il “brand Italia”. Certamente “la guerra dei dazi” e “Brexit” non aiutano. Ma è necessario uscire dal “provincialismo” delle nostre aziende, sfruttare e non subire la globalizzazione. Garantire gli investimenti stranieri con un clima di fiducia per un positivo ritorno degli investimenti.
In tutto ciò ci deve essere una grande responsabilità di tutti i Sindacati. E quindi anche di noi, nel doppio ruolo di manager, perché questo siamo, e di sindacalisti.
Senza snaturare il nostro ruolo aziendale e neppure scivolare nel sindacato che sa solo contrapporsi senza essere propositivo. Sono certo che ne saremo capaci, come abbiamo sempre fatto in questi anni e sapremo cogliere o creare le opportunità per crescere e sviluppare nuovi modelli di relazioni sindacali, attuali, aggiornati, rispondenti alle situazioni reali, complesse e molto dinamiche del mercato.

Cosa propone per ANQUI per i prossimi anni?
Noi “dobbiamo crescere”. In un recente Consiglio Nazionale è stato deciso di “aprire agli impiegati di un certo livello”. E perseguiremo questo obiettivo. Come pure dobbiamo rendere il nostro Statuto uno strumento “più moderno”, adeguato alle nuove e complesse realtà del mondo del lavoro e dell’economia, che preveda una struttura non più solo verticistica ma trasversale e decentrata, per essere più vicini ancora agli associati. E con la creazione di una nuove figure che possano coadiuvare la Segreteria e il Segretario Generale, affiancandoli e supportandoli operativamente.
Penso ad alcuni Segretari Nazionali, al Responsabile della Segreteria Tecnica capace di occuparsi delle risposte di carattere contrattuale e sindacale agli iscritti, direttamente e servendosi anche dei consulenti e professionisti convenzionati, o indirizzandoli ad essi.
E poiché in questi tre anni abbiamo lavorato per contenere i costi, con ottimi risultati, continueremo in questa politica di risparmi, per la sopravvivenza stessa dell’ANQUI: in quest’ottica allungheremo i tempi tra un’assemblea e l’altra.

Entriamo nel dettaglio dei progetti realizzati. Quali sono i principali obiettivi raggiunti nel suo mandato?
Nella primissima parte del mio mandato abbiamo lanciato un sito web operativo, organizzato, completo e sempre aggiornato, con  le notizie che riguardano la vita dell’Associazione, gli eventi, i richiami alle Informative dedicate agli associati, le “aziende del mese”, le elezioni delle Rsu. Più volte in passato, era stata richiamata la necessità di avere un sito internet più agile e interattivo, e nel contempo era pressante la necessità di contenere al massimo i costi rispetto al passato. Ci siamo riusciti in tempi ragionevolmente brevi, e quasi subito.

Un capitolo importantissimo del mio mandato riguarda i servizi fiscali e il patronato. Ringraziamo il dottor Giuseppe Catizone per il tempo e la professionalità che ci dedica. Il CAF è sempre un successo sia di numeri che di soddisfazione del servizio da parte dei soci. Il patronato sia con le consulenze, soprattutto Quota 100 e Opzione Donna, e le pratiche di pensione conseguenti stanno andando molto bene. È necessario impegnarsi per continuare ad essere attrattivi anche per le centinaia di colleghi che vanno in pensione, associandoli come quiescenti. Ci stiamo lavorando.

Per quanto riguarda la formazione, da gennaio 2020 partiranno i corsi a copertura del piano formativo individuato, che dovrà accrescere le nostre conoscenze su argomenti vicini alla nostra attività.
Per quanto riguarda le attività istituzionali a livello nazionale, abbiamo inviato un dossier al Ministero del Lavoro, prima al ministro Di Maio, poi col cambio di Governo, alla Ministra Catalfo, per segnalare le attuale problematiche dei Quadri. Abbiamo inoltre partecipato ad alcune audizioni a Roma, con buoni risultati.

A proposito del servizio che abbiamo lanciato di Consulenze erogate tramite il Numero Verde, i riscontri sono positivi, è un servizio molto apprezzato e con ottimi ritorni, in primis in ambito legale e previdenziale, ma anche fiscale (soprattutto in periodo di dichiarazione dei redditi) e quella in tema di Colf e badanti.
Infine le convenzioni che abbiamo avviato, sono fruite secondo esigenza – Acli, Codacons, servizi notarili.

Dall’Assemblea sono emersi numerosi spunti e contributi.
Per quanto mi riguarda considero quest’Assemblea un nuovo punto di partenza e sono sicuro che la Segreteria eletta potrà svolgere un lavoro efficace al servizio degli Associati.
In questo triennio abbiamo raggiunto importanti obiettivi. Altri ne sono stati posti per i prossimi tre anni e altri ancora magari emergeranno in un prossimo futuro.
Di certo c’è la volontà di far crescere ANQUI: fare nuovi iscritti, coinvolgere i giovani, come i anche quiescenti, partecipare a tutte le elezioni RSU, aumentare la nostra visibilità, sviluppare nuove idee e coinvolgere colleghi di aziende non ancora rappresentate in ANQUI.